giovedì 17 aprile 2014

LO "STARE IN CONTATTO" DELLA GESTALT E LE SUE ORIGINI NELLO ZEN

Zen


Uno dei principi della psicoterapia della Gestalt è quello di “non parlare delle cose o di qualcuno” ma piuttosto di “stare nelle cose e di parlare direttamente a qualcuno”, questo per non praticare la posizione dell’ “aboutism” (dell’”intornismo”) che Perls attribuiva agli osservatori non coinvolti nello stile psicoanalitico. Quindi egli sosteneva che non andava bene “stare intorno” alle cose ma piuttosto era necessario “calarsi dentro” le cose. In questo atteggiamento si può riconoscere l’influenza del Buddismo Zen che afferma appunto che “l'unico modo per conoscere qualcosa è diventare la cosa stessa”. In Gestalt infatti si invita il paziente a non parlare dell’emozione vissuta ma piuttosto di identificarsi in essa… divenire l’emozione. Quindi piuttosto che dire per esempio “sento rabbia” o “tristezza”, ecc., gli si chiede di “divenire la rabbia, la tristezza” e così via. Lo si invita a sperimentarsi essendo l’emozione ed a sviluppare un dialogo con se stesso. Questa tecnica ha lo scopo di rendere fenomeno ciò che altrimenti rimarrebbe un semplice pensiero. Ri-sperimentando fenomenologicamente il vissuto è possibile lavorarci per integrarlo nella personalità. Nello Zen c'è questo assunto conoscitivo, ne parla Suzuki, che era sia uno psicanalista che un esperto di Zen: egli sottolineava che “se si vuol conoscere una rosa devi diventare la rosa”, e in Gestalt si applica proprio questo approccio alla conoscenza. Se vuoi capire tua madre devi diventare tua madre, sii tua madre, se vuoi capire un sintomo divieni il sintomo e così via


Nessun commento:

Posta un commento