giovedì 25 agosto 2011

MENTAL TRAINING NELLO SPORT

Il Mental trainer sportivo applica le conoscenze della psicologia dello sport e contribuisce al raggiungimento di grandi obiettivi sia in uno sport di alto livello sia durante le fasi di apprendimento di un’attività sportiva.

I passaggi importanti nel lavoro del Mental trainer sono lo studio e l’analisi degli atteggiamenti e dei comportamenti propri dell’ambito sportivo ed il loro impatto sulla qualità della prestazione, attraverso colloqui e test, e successivamente l’impiego di strategie di intervento volte al miglioramento del gesto atletico.

Esistono caratteristiche psico-fisiche che contribuiscono al successo di un atleta o di un’intera squadra, tra queste il dialogo interno è uno dei fattori determinanti per un buon risultato durante la gara o la partita, perché sebbene l’atleta compia il gesto atletico con ottima tecnica, i pensieri dell’atleta devono essere positivi e ricchi di fiducia verso i propri mezzi fisici e mentali.
Inoltre in uno sport di squadra, come è la palla canestro, il fattore-squadra che viene costruito e cercato durante l’allenamento, non è solo uno schema tattico che si applica automaticamente, ma è un fattore umano che trova forza in buone relazioni interpersonali che si instaurano tra gli atleti della squadra e il loro allenatore.

Il Mental Training è l’allenamento delle principali strategie o abilità mentali più importanti di un atleta, grazie alle quali l’atleta stesso (senza mai dimenticare la sua natura di uomo con i suoi punti deboli e le sue potenzialità) riuscirà nel compito del gesto atletico e nel raggiungimento del risultato, obiettivo del singolo e della squadra.

Abilità mentali su cui si lavorerà e che verranno fortificate attraverso il Mental Training:

Focalizzazione dell'attenzione e concentrazione (Focusing):
la capacità di mantenere l’attenzione per un determinato periodo di tempo su un compito, senza essere distratti da fattori di distrazione interni (come i pensieri negativi) ed esterni (come il rumore della folla)

Incremento della motivazione e dell'autostima
Quando si parla di motivazione, si parla di fiducia in se stessi: se l’atleta avrà fiducia in sé e sulle sue potenzialità, non solo sarà motivato, ma crescerà la probabilità di successo.
Quando l’atleta riuscirà a scoprire che la sicurezza, la stima e l’approvazione non deve cercarli fuori da sè (come valori dipendenti da fattori esterni), ma piuttosto come valori provenienti da dentro di sé, comprenderà di essere un valido giocatore anche se commette degli errori.

Formulazione degli obiettivi (Goal setting)
Molto spesso all’inizio del campionato gli atleti non pianificano una scala degli obiettivi da raggiungere durante l’anno, e questa scarsa capacità di focalizzare gli obiettivi che si intendono raggiungere va a compromettere l’esito della stagione.
Gli obiettivi devono essere suddivisi in sub-obiettivi a breve, medio e lungo termine; saranno obiettivi difficili ma raggiungibili, che puntano al miglioramento della prestazione.

Abilità immaginativa (Imagery)
Attraverso il Mental Training si allena l’atleta alla rappresentazione mentale di immagini visive, andando a stimolare la polisensorialità, e creando un maggior coinvolgimento emozionale e cognitivo dell’atleta.
La capacità di visualizzare diventa parte integrante dell’allenamento. Quando visualizziamo l’attività neuronale è attiva al 100% tanto da poter creare sinapsi ed impulsi che arrivano fino ai muscoli, aumentando il potenziale motorio.
Quindi all’osservazione di altri atleti in azione (dal vivo o in video), seguirà l’immaginazione delle sequenze motorie (allenamento ideomotorio), all’esecuzione pratica dell’atleta.
La strategia dell’ Imagery è preceduta da una breve seduta di rilassamento ed è spesso utilizzata prima delle partite come momento di concentrazione sugli schemi da eseguire.

Gestione dell'attivazione fisiologica (Gestione dell'Arousal)
Il termine arousal indica l’attivazione fisiologica e comportamentale dell’organismo: durante un’azione si attivano vigilanza ed attenzione, i muscoli si preparano allo scatto, e il cuore e i polmoni che si preparano allo sforzo.
È fondamentale per l’atleta poter raggiungere uno stato ottimale di attivazione psicofisiologica attraverso l’allenamento di tecniche che permettono di attivare o disattivare tale stato a seconda delle necessità.

Rilassamento
È importante prendere consapevolezza delle tensioni muscolari in attività e a riposo attraverso tecniche come il Rilassamento Progressivo di Jacobson, che permettono di gestire situazioni ansiogene e stressanti e sono preparatorie per la tecnica di Imagery.

Gestione dell’ansia
Lo stato di stress si verifica quando la persona sente non-corrispondenza tra ciò che gli è chiesto di fare (sfida) e ciò che si sente in grado di fare (livello di abilità).
Uno stato di stress prolungato può generare ansia, che dapprima si associa a eventi specifici, e successivamente, se non gestita, può estendersi anche ad altre situazione (anche a quelle che precedentemente non erano percepite ansiogene dal soggetto).
Non solo l’atleta professionista, ma anche un manager, un allenatore possono essere sottoposti a stress e a conseguente iper o ipo-attivazione .

Comunicazione
La necessità dell’atleta di comunicare e pianificare insieme ai propri compagni di squadra e all’allenatore può generare incomprensioni. Spesso proprio l’allenatore focalizza l’attenzione su aspetti di sviluppo motorio e di rendimento, tralasciando il fattore emotivo e cognitivo.
Si rivelano quindi di grande utilità incontri di gruppo tra atleti e allenatore, tra allenatore e dirigenti, e persino tra atleti della stessa squadra con qualche difficoltà di comunicazione coi compagni.

OBIETTIVI GENERALI:

Migliorare la prestazione atletica del giocatore attraverso l’allenamento di tecniche adatte al tipo di intervento, dando la possibilità di rendere autonomo l’atleta nel percorso del Mental training.
Attraverso il Mental training si svilupperanno e si rafforzeranno le abilità necessarie per il rendimento ottimale del singolo giocatore e della squadra, per il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi pianificati.

OBIETTIVI SPECIFICI:

Apprendimento delle abilità psico-fisiche quali:
la pianificazione degli obiettivi;
la comunicazione efficace (tra giocatori e giocatore-allenatore) e il dialogo interno;
i fattori di distrazione prima e durante la partita;
la motivazione e l’autostima;
la gestione psico-fisica dell’energia;
compiti per mantenere l’attenzione;
la gestione dell’ansia, la gestione dello stress;
il problem solving per creare collaborazione ed eliminare le tensioni;
lo stato di Flow (la capacità di immergersi nell’azione che si sta svolgendo)
la strategia “Five step strategy” (preparazione, immaginazione, concentrazione, esecuzione, valutazione) di Singer;
gestione delle emozioni che facilitano e di quelle che inibiscono;
il momento del pre-partita;
analisi degli obiettivi raggiunti e dei profili individuali dei singoli giocatori.

METODOLOGIA:

Il programma prevede 10 sessioni in 10 settimane, quindi una sessione alla settimana della durata di un’ora o un’ora e mezza, dipendendo dalle esigenze della squadra.
Terminati i 10 incontri il Mental trainer deciderà con il team sportivo se fermarsi o proseguire la collaborazione.

Si possono programmare sedute preparatorie pre-partita.

Il luogo dove si svolgeranno le sessioni dovrà essere fornito dal team e sarà uno spazio in cui la squadra o il singolo atleta non dovrà essere disturbata durante il lavoro dalla presenza di estranei o da rumori circostanti.

UTENTI:

SPORT DI SQUADRA:
Alle sessioni sono invitati a partecipare tutti i giocatori della squadra, e la presenza dell’allenatore è fondamentale.
Nel caso in cui un giocatore esprimesse il desiderio di avere un incontro individuale perché ha subito un infortunio, sta vivendo un lutto, o per qualsiasi altra esigenza, è possibile fissare delle sessioni individuali con tale giocatore.
La stessa disponibilità è prevista per l’allenatore o per il manager della squadra.

SPORT INDIVIDUALI:
Si effettueranno sessioni individuali con l'atleta e con l'allenatore




Realizzato da un articolo scritto dalla Dott. Marina Gerin Birsa, che mi ha assistito come docente del Master in Psicologia dello Sport presso Psymedisport Group

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