domenica 30 ottobre 2011

"Comprenderse a uno mismo significa sentirse mas allá de las palabras,dejandose caer en el abismo de lo impensable", Alejandro Jodorowsky.
"Comprendere se stessi significa sentirsi al di là delle parole, lasciandosi cadere nel baratro dell'impensabile", Alejandro Jodorowsky

lunedì 10 ottobre 2011

IL MINISTERO DELLA SALUTE PUBBLICA UNA LINEA DI PREVENZIONE DEI TUMORI

Secondo l’OMS, l’ambiente, inteso sia in senso fisico che socioeconomico, è un fattore determinante per la salute umana ; in particolare, dal punto di vista oncologico, sono da tenere in considerazione i seguenti elementi.


Nell'articolo sono spiegati i rischi che l'uomo corre in presenza di:
Inquinamento atmosferico
Inquinamento del suolo e della catena alimentare
Campi elettromagnetici
Campi a radiofrequenza (RF)
Amianto
Inquinamento indoor
Esposizione a sostanze chimiche
Radiazioni ultraviolette 
Esposizione a cancerogeni nei luoghi di lavoro


È utile diffondere certe notizie, soprattutto quando il governo si decide a renderle pubbliche!
Di seguito riporto l'articolo che potete trovare a questo indirizzo: 
http://www.salute.gov.it/tumori/paginaInternaMenuTumori.jsp?id=1694&lingua=italiano&menu=primaria


Ambienti di vita e di lavoro

Secondo l’OMS, l’ambiente, inteso sia in senso fisico che socioeconomico, è un fattore determinante per la salute umana ; in particolare, dal punto di vista oncologico, sono da tenere in considerazione i seguenti elementi.

Inquinamento atmosferico: rappresenta uno dei fattori di rischio ambientale per la salute umana maggiormente riconosciuti, con un impatto sulla salute particolarmente elevato per il grande numero di persone esposte soprattutto in ambiente urbano. I principali inquinanti da valutare e monitorare sono: CO e CO2; SO2; NOx ; articolato (PM10, PM2,5, frazioni fini e ultrafini); metano; composti organici volatili alifatici e non; IPA, diossine e furani, metalli pesanti (arsenico, cadmio, mercurio, nickel, PCB). Per effetto della Direttiva Europea del 1999, dal 2005 i valori annuali di PM10 devono essere mantenuti entro i 40 µg/m3 e non deve essere superato per più di 35 giorni all’anno il valore giornaliero limite di 50 µg/m3. La realtà documentata dal sistema nazionale di rilevazione ambientale è preoccupante, con la più parte delle grandi città italiane in costante superamento dei valori limite.

Inquinamento del suolo e della catena alimentare: di particolare rilevanza sono le esposizioni a pesticidi e a sostanze chimiche persistenti come le diossine. I prodotti fitosanitari (definiti dal Decreto legislativo 194 del 1995), a seconda della classe chimica, possiedono un diverso grado di tossicità acuta e alcuni hanno mostrato sperimentalmente di produrre effetti a lungo termine, mutageni, teratogeni o cancerogeni (sarcomi dei tessuti molli, leucemie e linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin, tumore della prostata e della mammella).

Campi elettromagnetici: è ipotizzato un possibile ruolo cancerogeno dei campi magnetici a 50 Hz in relazione alla leucemia infantile: gli studi epidemiologici hanno evidenziato un’associazione statistica per esposizioni a livelli superiori a 0,4 µT. Tale associazione non è confermata dalla ricerca sperimentale su animale (World Health Organisation 2007: Extremely Low Frequency Fields. Environmental health criteria n.238).

Campi a radiofrequenza (RF): il quadro complessivo delle conoscenze non consente di formulare in modo coerente ipotesi di effetti a lungo termine, compresi effetti cancerogeni. Il Ministero della Salute, riconoscendo l'importanza di una corretta informazione e comunicazione nel settore della tutela dagli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, ove si riscontra nel pubblico un'elevata percezione del rischio, se non di vero e proprio allarme, non proporzionata alla sua reale entità, ha avviato presso il Centro Nazionale di Controllo delle Malattie (CCM) il progetto "Salute e campi elettromagnetici (CAMELET)".

Amianto: nonostante dal 1992 siano vietati in Italia l’estrazione, l’importazione, l’esportazione e il commercio di amianto e di materiali che lo contengono (Legge 27.3.1992, n.257), l’amianto continua a rappresentare un importante problema di sanità pubblica. Questo sia per l’entità dell’esposizione pregressa, sia per la lunga latenza tra l’esposizione e l’insorgenza dei tumori correlati (mesotelioma maligno e tumore polmonare).

Inquinamento indoor: è influenzato sia dalla qualità dell’aria esterna sia dalle eventuali fonti di inquinamento interne agli edifici, legate ad attività umane o a fonti di emissione specifiche (fumo, insetticidi, deodoranti, colle, vernici, ecc). Un altro rilevante fattore di rischio è costituito dall'esposizione al gas radon. L'esposizione al radionuclide ed ai suoi prodotti di decadimento rappresenta infatti un fattore di rischio accertato per il tumore polmonare (gruppo 1 dello IARC).

Esposizione a sostanze chimiche: In ambito europeo la sola classificazione delle sostanze chimiche individua ufficialmente 54 sostanze note per gli effetti cancerogeni sull'uomo (cat 1) e 783 sostanze che dovrebbero essere considerate possibili cancerogeni per l’uomo (cat 2). La nuova gestione politica delle sostanze chimiche, introdotta con il regolamento REACH n. 1907/2006, mira ad acquisire adeguate informazioni sulle sostanze cancerogene (cat 1 e cat 2) già presenti sul mercato europeo, fabbricate o importate per un quantitativo maggiore di 1 tonn/anno, entro il 1 giugno 2011 e di utilizzare tale informazioni per garantire una maggiore sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. Inoltre le sostanze classificabili come cancerogene (cat 1 e cat 2) rientrano nella procedura di autorizzazione indipendentemente dai quantitativi fabbricati o importati. Tale autorizzazione è relativa agli usi di sostanze presentanti un'elevata pericolosità, rilasciata a condizione che i rischi che esse comportano siano tenuti sotto adeguato controllo e comunque per un tempo determinato al fine di incoraggiare la sostituzione di tali sostanze.

Radiazioni ultraviolette di origine solare (UVA e UVB): un’elevata esposizione di tipo intermittente in particolare, risulta essere il fattore ambientale più importante nell’insorgenza del melanoma benché l’interazione tra le caratteristiche individuali (fototipo I o II, il colore chiaro dei capelli e degli occhi, il colore chiaro della pelle, un numero elevato di nevi comuni ed atipici) e fattori ambientali è comunque complessa. È evidente l’esigenza di porre attenzione alla prevenzione primaria (intesa come campagna di informazione sui maggiori fattori di rischio modificabili per il melanoma) per ridurne l’incidenza, e sulla prevenzione secondaria e la diagnosi precoce per ridurne la mortalità:

Esposizione a cancerogeni nei luoghi di lavoro: Lo studio europeo CAREX (CARcinogen EXposure) ha stimato in 4,2 milioni gli individui esposti a cancerogeni in ambiente di lavoro sul totale di 21,8 milioni di soggetti occupati in Italia. I tumori possono essere ad “alta frazione eziologica professionale” (mesotelioma, tumori dei seni paranasali e angiosarcoma epatico), se l’associazione con alcune esposizioni lavorative è molto elevata ed è l’unica causa documentata, oppure a “bassa frazione eziologica professionale” (tumore del polmone o della vescica) se l’esposizione a specifici cancerogeni occupazionali è una delle diverse cause conosciute. Per i Paesi industrializzati, circa il 4% di tutti i decessi per tumore è attribuibile ad un’esposizione professionale; in Italia, quindi, mediamente circa 6.400 decessi/anno per patologia tumorale sono attribuibili a cancerogeni presenti nell’attività lavorativa; tale percentuale è variabile a seconda del settore economico e della sede anatomica della neoplasia.

(Fonte: "Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per il 2011-2013" ) 


lunedì 26 settembre 2011

L'IMPORTANZA DELLA DIETA NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE. IL MORBO DI PARKINSON.

IL MORBO DI PARKINSON.

Il morbo di Parkinson, descritto dall'omonimo medico per la prima volta nel 1817 come la "paralisi agitante" è una malattia che si sta diffondendo sempre più frequentemente, e il dato importante è l'incidenza  che ha sulla popolazione, visto che l'età di insorgenza si sta abbassando sempre più (oggi esiste anche il cosiddetto "parkinsonismo giovanile).
La medicina tradizionale lo definisce una malattia idiopatica, ovvero una malattia di cui si ignorano le cause. Sebbene sia difficile individuarne le cause, sono state avanzate ipotesi per cui il danno ossidativo ed il contatto con sostanze tossiche sembrano essere alla base del problema. Non necessariamente il soggetto deve essere un lavoratore di un laboratorio chimico, dato che per sostanze tossiche vengono prese in considerazione anche i diserbanti, i pesticidi, i metalli pesanti (come piombo, mercurio ed alluminio che si trovano in quantità intolleranti nei vaccini), che sono sostanze neurotossiche, che potrebbero determinare l'insorgere della malattia in soggetti geneticamente predisposti.
A questo punto qualcuno potrebbe dire.."appunto bisogna essere predisposti", ma visti i dati epidemiologici, consiglierei di non scherzare sulla sorte della propria vita.

Ma cosa succede in un malato di Parkinson?
La persona a cui viene diagnosticata questa malattia va incontro ad una degenerazione progressiva di alcuni neuroni localizzati nella "substantia nigra" (o sostanza nera) del cervello, sede della produzione di dopamina, il neurotrasmettitore deputato alla regolazione di equilibrio e movimento. Ecco perchè la diminuzione di dopamina genera sintomi quali i tremori, la rigidità muscolare, la lentezza del movimento, alterazioni posturali, inespressività, insonnia e depressione.
Inoltre si manifesta una ridotta funzionalità epatica, per cui il fegato non lavorando più in modo efficiente, produrrebe delle tossine che andrebbero proprio a colpire il cervello.

Ed ecco quindi l'importanza della dieta, perchè sostenendo il motto "siamo ciò che mangiamo", ci sono cibi da eliminare e cibi da integrare nella dieta quotidiana.
Alla base della malattia vi è il danno ossidativo delle cellule neuronali, perciò cibi raffinati, zucheri, grassi nocivi e additivi (che non apportano nessun principio nutritivo) incentivano la proliferazione di radicali liberi e processi infiammatori con effetti devastanti.
Da evitare sono i grassi saturi (presenti in alimenti di origine animale) e quelli idrogenati (presenti nei prodotti industriali da forno e nei fritti) sono tossici per il cervello.
Ma i lipidi sono i nutrienti principali dei nostri tessuti cerebrali, e si possono assumere attraverso gli acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi.

L'alimentazione ideale è di tipo prevalentemente vegetariano, preferenzo frutta e verdura di stagione da coltivazioni biologiche, prive di pesticidi e parassitari chimici.
Importanti le crucifere (broccoli, coste, crescione,cime di rapa, bietole, cavolo verza, cavolfiore) per la vitamina A, l'acido folico, lo zolfo, la luteina e la zeaxantina, ideali per sfiammare i tessuti e migliorare le prestazioni cerebrali.
La Portulaca oleracea è una pianta spontanea ricca di vitamina B e omega 3.
I cereali integrali (ricchi di vitamina B e fibre) i semi (di zucca, sesamo e lino),l afrutta secca (noci, mandorle,anacardi, nocciole).
Particolarmente indicato in pazienti con morbo di Parkinson è il consumo di fava verde, alimento cardine nella dieta mediterranea nel passato, che oggi non conosciamo e non consumiamo.
Le proteine animali sono da ridurre, perchè entrano in competizione con il levodopa, il farmaco somministrato per questo disturbo, riducendone l'assimilazione e quindi meno efficace.
Per chi proprio non riesce a fare a meno della carne e del pesce, vengono indicate le carni magre e biologiche e il salmone Socheye dell'Alaska, pescato allo stato selvaggio. Un altro pesce indenne da contaminazione di mercurio è anche il San Pietro, che si pesca nel Mediterraneo.
Tra le uova si preferiscono senza dubbio quelle biologiche con omega 3, mentre per quanto riguarda i latticini, si potrebbe aprire un tema importante, che secondo l'American Journal of Epidemiology, un consumo elevato (=quotidiano) di latticini (latte,formaggi,yogurt), provocherebbe un aumento di oltre il 60% del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson.
Tra le terapie indicate, oltre alla farmacologia specifica, per rallentare il decorso degenerativo, sono valide l'omeopatia e la fitoterapia, per esempio per limitare gli effetti collaterali dei farmaci. La Macuna pruriens, pianta usata in medicina ayurvedica, è naturalmente ricca di levodopa, sostanza utile per la sintesi della dopamina.

L'importanza del digiuno.
Il digiuno è una pratica inusuale nella nostra cara società occidentale.
Un' equipe di ricercatori della Columbia University di New York ha scoperto che il digiuno potrebbe rivelarsi un'arma fondamentale nella lotta e nella prevenzione del morbo di Parkinson.
Infatti l'organismo a riposo riuscirebbe a liberarsi efficaciemente di tutte le intossicazioni più profonde, concentrando le su forze istintuali nella pratica dell'autoguarigione.

Quindi, il mio consiglio sarebbe di cominciare a cambiare la visione e la considerazione che abbiamo degli alimenti e del cibo.
L'obiettivo è diventare consapevoli di ciò che acquistiamo e mangiamo, spendendo anche del tempo per leggere e capire quali ingredienti sono presenti nell'alimento che stiamo acquistando.
Il momento in cui mangiamo non sarà più solo un atto fine a se stesso, ma un insieme di azioni (informarsi, scegliere, comprare, cucinare e mangiare) volte alla promozione della nostra salute e di quella dei nostri figli, che impareranno da noi il piacere del nutrimento attraverso alimenti sani.
Da anni ormai compro per la maggior parte prodotti biologici e con tanta esperienza posso dire che molti prodotti di larga produzione che si trovano nei supermercati hanno lo stesso costo (a volte anche più alto) di quelli derivanti da agricolture controllate.
A parte i vari supermercati biologici, la Coop è l'unico supermercato che conosco che offre una linea di prodotti ("Vivi Verde") certificati biologici che spesso costano come quelli non bio, che tra gli ingredienti enumerano una lista di conservanti (generalmente indicati dalla lettera E seguita da dei numeri) impressionante.
E scioccante devo dire che sono gli ingredienti che sono contenuti negli alimenti destinati ai più piccini, come se il "mercato" cercasse di creare una nuova popolazione di malati.

Ecco quindi che bisogna provare ad ampliare le proprie vedute, cercando di informarsi il più possibile, da diverse fonti di informazioni (non solo quelle convenzionali), e spendere il proprio tempo e denaro in funzione di una qualità di vita migliore.
E se da soli non ci riusciamo, possiamo sempre provare a contattare una brava dietista che ci aiuti a pianificare una dieta di questo genere, che preveda (perchè no?!) dei piccoli digiuni.

In questo post sono riportate informazioni scritte in un articolo della rivista Terra Nuova nº 265 del mese di Ottobre 2011.

lunedì 12 settembre 2011

LO STATO DI FLOW NELLO SPORT DELLA CAPOEIRA

DOWNLOAD ARTICOLO

L'articolo che potrete scaricare cliccando semplicemente qui, tratta il tema dello stato di Flow o stato di grazia che l'atleta può raggiungere durante l'attività fisica grazie ad un insieme di variabili psico-fisiche che si attivano nel suo corpo, a volte inconsapevolmente ed altre volte consapevolmente, dipendendo dal grado di abilità dell'atleta.
Lo sport in questione è la capoeira, una danza-lotta brasiliana che prevede un allenamento duro e costante, affinché il capoerista possa "giocare" con il proprio compagno (o avversario) all'interno della roda, accompagnato dalla musica di vari strumenti di origine afro-brasiliana e dai canti degli altri capoeristi.

domenica 11 settembre 2011

GRUPPI D'APPOGGIO PER NEO MAMME E MAMME "IN CARRIERA" A BINASCO

 COMINCERANNO A BREVE GLI INCONTRI DI

GRUPPO D'APPOGGIO PER LE NEO MAMME E LE MAMME "IN CARRIERA".

CHI FOSSE INTERESSATA PUÒ CONTATTARE  LA DOTT.SSA VLACOS AL 3407998509.


PARTIRÀ A BREVE UN GRUPPO ANCHE PRESSO LO STUDIO DELLA DOTTORESSA

MARIA LUISA DANZA, MEDICO PEDIATRA, IN VIA DON MINZONI 3 A BINASCO. PER

INFORMAZIONI: 02 9058041.







IMPARIAMO A GESTIRE ANSIA E STRESS ATTRAVERSO LE TECNICHE DI RILASSAMENTO !

Il disturbo dell'ansia è un problema comune a molte persone.

Dopo alcuni workshop di presentazione del lavoro, sto organizzando un ciclo di sessioni a cadenza

settimanale, per incontri di gruppo, col fine di condividere gli stati di ansia e stress e per imparare a


gestirli attraverso le tecniche di rilassamento.

Gli incontri si terranno a Pavia.

Chi fosse interessato può contattarmi al numero 3407998509 o via mail: e.vlacos@gmail.com

Vi aspetto,

Elena

giovedì 8 settembre 2011

2000 VISITE !

VORREI RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE PASSANO E VISUALIZZANO GLI ARTICOLI CHE SCRIVO COSTANTEMENTE CON MOLTO INTERESSE .

Sarei grata se poteste lasciare commenti o suggerimenti per questo blog al fine di ricercare argomenti e scrivere articoli di vostro interesse che riguardano il benessere psico-fisico della persona e della società in cui viviamo.

Ho aperto il blog per passatempo, ed ora il numero delle vostre visite mi motiva a ricercare temi che possano essere appassionanti per tutti coloro che passano di qui. Ormai lasciare post è diventato un piacevole impegno.

Arrivederci!

mercoledì 31 agosto 2011

Diverse modalità di apprendimento: VICENS OLIVÉ ILLUSTRA LA TECNICA DE “LA LINEA DEL TEMPO”, da "Guestalt de Vanguardia" di Claudio Naranjo (La Llave, 2002)


Questa è la parte di una relazione su un libro a me caro:"Gestalt de Vanguardia" di Claudio Naranjo (La LLave, 2002).
Il capitolo si intitola:"VICENS OLIVÉ ILLUSTRA LA TECNICA DE “LA LINEA DEL TEMPO” ", scritto dal gestaltista Vicens Olivé.

Vicens dedica parte del paragrafo alla spiegazione delle “idee pazze” o “credenze limitanti” che si apprendono attraverso tre diverse esperienze.
La prima è un’esperienza traumatica importante e significativa, per esempio se ci scottassimo con la fiamma di una candela, apprenderemmo per tutta la vita che quella cosa calda e luminosa ci può scottare. Quindi non è necessario toccare la fiamma un’altra volta per capire che scotta. Questo è un buon apprendimento per la sopravvivenza.
Mentre, se un giorno mia madre mi sgrida severamente, per lo stesso meccanismo potrei pensare che è meglio non fidarsi più delle donne. Ma un esperienza contrapposta potrebbe cambiare il significato della precedente, per esempio se mia madre in un altro momento mi accoglie con affetto lì potrei riorganizzare il mio apprendimento.

La seconda forma di acquisizione di un’idea pazza è attraverso la ripetizione, per esempio se un genitore continua a dire al figlio”ha, tu non capisci”, “è che sei sciocco”,”vedi che non capisci”,”ti rendi conto che non ci fai caso”,”è che sei sciocco”,”vedi, che non ti rendi conto”, e non lo ripetono una volta, ma più volte e magari durante un anno intero. Alla fine un figlio comincerà a credere a quello che gli sta dicendo il genitore per tanto sentire quelle parole, e nel linguaggio della M.Klein il figlio introietta il seno cattivo.

La terza modalità di apprendimento (e qui fa un gioco di parole perché se nella parola spagnola “aprender” aggiungiamo una “h” diventa “aprehender” e significa “arrestare”) avviene attraverso il modellamento ed è la forma più delicata e più inconscia in cui ci imbattiamo.
Da quando siamo concepiti a quando nasciamo e cominciamo a crescere, le persone che ci stanno vicino, i nostri genitori, con i loro caratteri, le loro maniere e i loro comportamenti diciamo che ci “plasmano” nel senso che cominciamo a copiare tutto ciò che loro ci hanno mostrato per sentirci amati perché diventa un modo per sentirsi accettati. Copiamo incoscientemente i nostri genitori perché per noi sono come
 degli dei.
Sappiamo che una credenza è un idea vera per una persona però tale idea è vera oggettivamente o è solo una forma parziale di vedere il mondo?
È ovvio che è una forma parziale di vedere il mondo, ma purtroppo individualmente la percepiamo come la unica, essendo parte della propria persona; e chiaramente gli altri avendo vissuto altre esperienze non la penseranno come noi.
Ma chi si sta sbagliando? Noi o gli altri diversi da noi?
Immancabilmente sarà sempre l’altro a sbagliarsi perché la nostra credenza, essendo le nostre, non ci appaiono bizzarre, contrariamente si che potremo vedere la pazzia nel carattere dell’altra persona, a meno che non cominciassimo a metterci in questione e a vedere la pazzia in noi stessi.

Per vivere e per dare un significa a ciò che viviamo abbiamo bisogno di crearci un nostro sistema di credenze, costituito da idee, opinioni, credenze, criteri, valori, emozioni, decisioni e la terapia esiste nel momento in cui si va a cambiare tale sistema di credenze, “la credenza è come una lente colorata che tieni davanti agli occhi e vedrai dello stesso colore a meno che non togli la lente”.
In PNL esiste l’affermazione che “la mappa non è il territorio”, ovvero che una cosa è come una persona percepisce ciò che sente e che vive, un’altra cosa è l’esperienza oggettiva in sé. Da lì Vicens trova l’importanza della meditazione attraverso la quale ci si può porre ad un livello in cui non esistono credenze, dove non si vede attraverso alcun filtro, dove nulla è conosciuto e dove non c’è nessun apprendimento esperienziale del passato, quindi uno stato di “non ego” che è uno stato molto difficile da perseguire, visto che il nostro ego si espande in tutta la nostra persona , cosciente e incosciente.
E ci si potrebbe dunque ricollegare al discorso di Perls nel capitolo di Zerbetto dove parla del lavoro del terapeuta che deve imparare ad attuare come un “facilitatore” in assenza del proprio ego.
Attraverso la terapia è possibile arrivare alla formazione di idee sane, che non sono altro che credenze aperte a nuove opinioni migliorie più attuali rendendo ogni volta più possibile la congruenza tra la mappa e il territorio.
Per esempio la credenza “Non ci si può fidare degli uomini” potrebbe rendere possibile la credenza solo per alcuni uomini, mentre per altri no. Quindi un’idea sana è un modello del mondo che però è lasciato aperto ad altre possibilità.
Un’idea bizzarra è una compulsione ripetuta, e mentre si ripete si conferma e si autogenera.
Ecco dunque il lavoro che Vicens presenta nel suo paragrafo, il potere terapeutico di cambiare un’idea bizzarra in una sana, cominciando dalla presa di coscienza di avere personalmente una credenza (o un sistema di credenze) e che vediamo il mondo sotto “il prisma” di tale credenza.
A tal proposito c’è una storiella che ci racconta, ed è quella del cadavere che va dal medico. Un uomo va dal medico e dice di essere un cadavere, il medico comincia a dirgli che non è possibile perché cammina, ma l’uomo continua con la sua idea; il medico allora gli dice che non è un cadavere perché parla e perché ha una famiglia, ma attraverso tale logica l’uomo continua nella sua credenza. Allora il medico attua una strategia e gli chiede se i cadaveri sanguinano e l’uomo risponde di, prende il paziente e gli fa un taglio con un bisturi. Quando i sangue comincia a sgorgare l’uomo urla:”Ahhh! si che noi cadaveri sanguiniamo!”
Questo per spiegarci che nonostante a volte la realtà ci dimostri il contrario, la nostra idea bizzarra continua ad essere presente e quindi ci dimostriamo più fedeli al nostro primo apprendimento che all’evidenza della realtà.
Dunque per avere tale cambio terapeutico è importante attuare ad un altro livello di coscienza. È quindi importante individuare una nostra idea bizzarra per poter partire da quella a lavorare.
La tecnica della “linea del tempo” ha una struttura molto semplice e richiama un po’ la tecnica della “hot seat”, perché questa linea del tempo viene immaginata per terra, ha due estremità alle quali corrispondono il passato ed il presente (estremità scelte dal paziente stesso), su cui il paziente si poe fisicamente per ripercorrere gli eventi che ricorda di aver vissuto nel tempo della sua vita.
Olivé ci tiene a precisare che una tecnica tanto semplice è anche molto potente in quello che può suscitare (proprio come la “hot seat”), ma la sua forza non la ritrova nella tecnica, piuttosto nell’impegno che la persona pone nel suo lavoro e nell’impegno di colui che accompagna il paziente nel lavoro. “Siamo noi che come persone rendiamo possibili grandi lavori” e non le tecniche utilizzate.

giovedì 25 agosto 2011

MENTAL TRAINING NELLO SPORT

Il Mental trainer sportivo applica le conoscenze della psicologia dello sport e contribuisce al raggiungimento di grandi obiettivi sia in uno sport di alto livello sia durante le fasi di apprendimento di un’attività sportiva.

I passaggi importanti nel lavoro del Mental trainer sono lo studio e l’analisi degli atteggiamenti e dei comportamenti propri dell’ambito sportivo ed il loro impatto sulla qualità della prestazione, attraverso colloqui e test, e successivamente l’impiego di strategie di intervento volte al miglioramento del gesto atletico.

Esistono caratteristiche psico-fisiche che contribuiscono al successo di un atleta o di un’intera squadra, tra queste il dialogo interno è uno dei fattori determinanti per un buon risultato durante la gara o la partita, perché sebbene l’atleta compia il gesto atletico con ottima tecnica, i pensieri dell’atleta devono essere positivi e ricchi di fiducia verso i propri mezzi fisici e mentali.
Inoltre in uno sport di squadra, come è la palla canestro, il fattore-squadra che viene costruito e cercato durante l’allenamento, non è solo uno schema tattico che si applica automaticamente, ma è un fattore umano che trova forza in buone relazioni interpersonali che si instaurano tra gli atleti della squadra e il loro allenatore.

Il Mental Training è l’allenamento delle principali strategie o abilità mentali più importanti di un atleta, grazie alle quali l’atleta stesso (senza mai dimenticare la sua natura di uomo con i suoi punti deboli e le sue potenzialità) riuscirà nel compito del gesto atletico e nel raggiungimento del risultato, obiettivo del singolo e della squadra.

Abilità mentali su cui si lavorerà e che verranno fortificate attraverso il Mental Training:

Focalizzazione dell'attenzione e concentrazione (Focusing):
la capacità di mantenere l’attenzione per un determinato periodo di tempo su un compito, senza essere distratti da fattori di distrazione interni (come i pensieri negativi) ed esterni (come il rumore della folla)

Incremento della motivazione e dell'autostima
Quando si parla di motivazione, si parla di fiducia in se stessi: se l’atleta avrà fiducia in sé e sulle sue potenzialità, non solo sarà motivato, ma crescerà la probabilità di successo.
Quando l’atleta riuscirà a scoprire che la sicurezza, la stima e l’approvazione non deve cercarli fuori da sè (come valori dipendenti da fattori esterni), ma piuttosto come valori provenienti da dentro di sé, comprenderà di essere un valido giocatore anche se commette degli errori.

Formulazione degli obiettivi (Goal setting)
Molto spesso all’inizio del campionato gli atleti non pianificano una scala degli obiettivi da raggiungere durante l’anno, e questa scarsa capacità di focalizzare gli obiettivi che si intendono raggiungere va a compromettere l’esito della stagione.
Gli obiettivi devono essere suddivisi in sub-obiettivi a breve, medio e lungo termine; saranno obiettivi difficili ma raggiungibili, che puntano al miglioramento della prestazione.

Abilità immaginativa (Imagery)
Attraverso il Mental Training si allena l’atleta alla rappresentazione mentale di immagini visive, andando a stimolare la polisensorialità, e creando un maggior coinvolgimento emozionale e cognitivo dell’atleta.
La capacità di visualizzare diventa parte integrante dell’allenamento. Quando visualizziamo l’attività neuronale è attiva al 100% tanto da poter creare sinapsi ed impulsi che arrivano fino ai muscoli, aumentando il potenziale motorio.
Quindi all’osservazione di altri atleti in azione (dal vivo o in video), seguirà l’immaginazione delle sequenze motorie (allenamento ideomotorio), all’esecuzione pratica dell’atleta.
La strategia dell’ Imagery è preceduta da una breve seduta di rilassamento ed è spesso utilizzata prima delle partite come momento di concentrazione sugli schemi da eseguire.

Gestione dell'attivazione fisiologica (Gestione dell'Arousal)
Il termine arousal indica l’attivazione fisiologica e comportamentale dell’organismo: durante un’azione si attivano vigilanza ed attenzione, i muscoli si preparano allo scatto, e il cuore e i polmoni che si preparano allo sforzo.
È fondamentale per l’atleta poter raggiungere uno stato ottimale di attivazione psicofisiologica attraverso l’allenamento di tecniche che permettono di attivare o disattivare tale stato a seconda delle necessità.

Rilassamento
È importante prendere consapevolezza delle tensioni muscolari in attività e a riposo attraverso tecniche come il Rilassamento Progressivo di Jacobson, che permettono di gestire situazioni ansiogene e stressanti e sono preparatorie per la tecnica di Imagery.

Gestione dell’ansia
Lo stato di stress si verifica quando la persona sente non-corrispondenza tra ciò che gli è chiesto di fare (sfida) e ciò che si sente in grado di fare (livello di abilità).
Uno stato di stress prolungato può generare ansia, che dapprima si associa a eventi specifici, e successivamente, se non gestita, può estendersi anche ad altre situazione (anche a quelle che precedentemente non erano percepite ansiogene dal soggetto).
Non solo l’atleta professionista, ma anche un manager, un allenatore possono essere sottoposti a stress e a conseguente iper o ipo-attivazione .

Comunicazione
La necessità dell’atleta di comunicare e pianificare insieme ai propri compagni di squadra e all’allenatore può generare incomprensioni. Spesso proprio l’allenatore focalizza l’attenzione su aspetti di sviluppo motorio e di rendimento, tralasciando il fattore emotivo e cognitivo.
Si rivelano quindi di grande utilità incontri di gruppo tra atleti e allenatore, tra allenatore e dirigenti, e persino tra atleti della stessa squadra con qualche difficoltà di comunicazione coi compagni.

OBIETTIVI GENERALI:

Migliorare la prestazione atletica del giocatore attraverso l’allenamento di tecniche adatte al tipo di intervento, dando la possibilità di rendere autonomo l’atleta nel percorso del Mental training.
Attraverso il Mental training si svilupperanno e si rafforzeranno le abilità necessarie per il rendimento ottimale del singolo giocatore e della squadra, per il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi pianificati.

OBIETTIVI SPECIFICI:

Apprendimento delle abilità psico-fisiche quali:
la pianificazione degli obiettivi;
la comunicazione efficace (tra giocatori e giocatore-allenatore) e il dialogo interno;
i fattori di distrazione prima e durante la partita;
la motivazione e l’autostima;
la gestione psico-fisica dell’energia;
compiti per mantenere l’attenzione;
la gestione dell’ansia, la gestione dello stress;
il problem solving per creare collaborazione ed eliminare le tensioni;
lo stato di Flow (la capacità di immergersi nell’azione che si sta svolgendo)
la strategia “Five step strategy” (preparazione, immaginazione, concentrazione, esecuzione, valutazione) di Singer;
gestione delle emozioni che facilitano e di quelle che inibiscono;
il momento del pre-partita;
analisi degli obiettivi raggiunti e dei profili individuali dei singoli giocatori.

METODOLOGIA:

Il programma prevede 10 sessioni in 10 settimane, quindi una sessione alla settimana della durata di un’ora o un’ora e mezza, dipendendo dalle esigenze della squadra.
Terminati i 10 incontri il Mental trainer deciderà con il team sportivo se fermarsi o proseguire la collaborazione.

Si possono programmare sedute preparatorie pre-partita.

Il luogo dove si svolgeranno le sessioni dovrà essere fornito dal team e sarà uno spazio in cui la squadra o il singolo atleta non dovrà essere disturbata durante il lavoro dalla presenza di estranei o da rumori circostanti.

UTENTI:

SPORT DI SQUADRA:
Alle sessioni sono invitati a partecipare tutti i giocatori della squadra, e la presenza dell’allenatore è fondamentale.
Nel caso in cui un giocatore esprimesse il desiderio di avere un incontro individuale perché ha subito un infortunio, sta vivendo un lutto, o per qualsiasi altra esigenza, è possibile fissare delle sessioni individuali con tale giocatore.
La stessa disponibilità è prevista per l’allenatore o per il manager della squadra.

SPORT INDIVIDUALI:
Si effettueranno sessioni individuali con l'atleta e con l'allenatore




Realizzato da un articolo scritto dalla Dott. Marina Gerin Birsa, che mi ha assistito come docente del Master in Psicologia dello Sport presso Psymedisport Group

martedì 26 luglio 2011

CASO: ATTACCO DI PANICO IN ACQUA. Momenti drammatici per Giorgia Consiglio

Momenti di paura per l'atleta Giorgia Consiglio durante la gara di 10 km di nuoto di fondo nei mondiali di Shanghai 2011.

JINSHAN, 21 luglio - Seduta accanto al suo allenatore Emanuele Sacchi, Giorgia racconta la sua storia. «Ho ricevuto una botta durante la gara, mi è mancato il respiro, ho avuto paura di non riuscire più a respirare e mi sono irrigidita. Sono riuscita a tirare su un braccio per farmi vedere dalla barca. Per fortuna sono arrivati subito».




Giorgia Consiglio ( Genova, 22 febbraio 1990)

Cosa ha provato in quell’istante?
«Ho temuto di andar giù, ero rigida ma vedendo la barca che si avvicinava ho cercato di rimanere a galla».

Poi cosa è successo?
«Mi sono ritrovata sulla barca. Poi è arrivata una crisi di panico. Avevo paura. Avevo paura non so di cosa».

Quando è riuscita a rasserenarsi?
«Quando ho visto il mio allenatore, Emanuele».

Le era capitato prima un episodio del genere?
«Qualche anno fa, a scuola a causa di forti dolori generati dal ciclo. Mi irrigidivo e mi spaventavo».

E’ già rientrata in acqua?

«Ancora no, lo farò nel pomeriggio. Ma abbiamo deciso di non partecipare alla 25 km. (al suo posto, accanto a Martina Grimaldi,verrà schierata Alice Franco, ndr).

Cosa rimarrà di questo episodio?
«Un bruttissimo ricordo. E il dispiacere per aver perso la possibilità di qualificarmi alle Olimpiadi».


Attilio Crea
da: http://www.corrieredellosport.it/altri_sport/nuoto/2011/07/21-184718/Consiglio%3A+«Ho+avuto+paura+di+affogare»


In questo caso l'atleta Consiglio si trova dinnanzi ad un disturbo che se non affrontato potrebbe con molta probabilità ripresentarsi.
L'attaco di panico fa parte dei disturbi d'ansia (secondo il DSM, Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) ed è caratterizzato da un profondo senso dia angoscia e di paura che si verifica in un momento ben preciso in cui i sintomi si sviluppano e si intensificano fino ad arrivare ad un picco nel giro di 10 minuti.
I sintomi che i soggetti raccontano dopo un attacco di panico sono i seguenti:

palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
sudorazione
tremori fini o a grandi scosse
dispnea o sensazione di soffocamento
sensazione di asfissia
dolore o fastidio al petto
nausea o disturbi addominali
sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
paura di perdere il controllo o di impazzire
paura di morire
parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
brividi o vampate di calore

Purtroppo è un problema che riscontrano alcuni atleti, anche quelli di alto livello.
Solitamente i disturbi d'ansia nascono da problemi che possono essere sia relazionati all'attività sportiva sia relazionati alla vita privata dell'atleta.
Attraverso un cilco di sessioni con uno psicologo dello sport è possibile andare ad individuare le cause che hanno portato il soggetto a vivere tale disagio, ed affrontandolo insieme al terapeuta, l'atleta (con l'ulteriore ausilio del proprio allenatore) riuscirà a superare l'ostacolo.

In un caso simile a quello della Consiglio suggerirei sessioni di Mental training per imparare il rilassamento progressivo, aiutandosi attraverso tecniche di visualizzazione oltre al miglioramento del Self-Talk.

LA PSICOLOGIA DELLO SPORT

La Psicologia dello sport è il ramo della psicologia che si occupa dei processi psichici e della condotta dell'uomo durante l'attività sportiva. Tale scienza applicata cerca di conoscere ed ottimizzare le condizioni interne dello sportivo per ottenere la massima prestazione fisica adottando le tecniche e le tattiche migliori acquisite nel processo di preparazione atletica.
Inizialmente furono gli allenatori che cominciarono a richiedere la presenza dello psicologo per cercare consigli per ottenere aumentare e migliorare le competenze psico-fisiche dei propri atleti. Senza dubbio, con il tempo, la psicologia dello sport avanzò tanto che oggi l'interazione tra psicologo e sportivo si considera come qualcosa d'essenziale.

In questo modo lo psicologo dello sport aiuta l'atleta a controllare l'ansia e lo stress, che producono un disequilibrio emotivo che può influenzare il suo rendimento.
Inoltre nel lavoro con l'atleta lo psicologo cerca di passare dall'aspettativa del risultato (che si verifica quando l'atleta sente che la sua abilità è direttamente connessa alla vittoria) all'aspettativa dell'efficacia, affinchè le sue azioni e i movimenti tecnici siano al centro della sua attenzione creando sentimenti positivi di autoefficacia.

La psicologia dello sport non solo si occupa dello SVILUPPO di processi cognitivi e psicologici (quali la motivazione, l'autostima, il senso di autoefficacia, la leadership e la relazione coi compagni di squadra e l'allenatore), ma interviene anche attraverso la TERAPIA per occuparsi dei problemi che l'atleta avverte (come le forme d'ansia più o meno gravi, lo stress, ecc.).

Inoltre l'intervento è diretto all'atleta individualmente, alla squadra in modalità gruppale (se lo sport non è individuale), al coach (o allenatore), al dirigente, e quando gli atleti sono molto giovani anche ai genitori.

COME SI ORGANIZZA UN INTERVENTO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT?

Dopo il primo incontro con colui che ha preso contatto con lo psicologo dello sport, si pianifica un programma di dieci sedute di un'ora/un'ora e mezza per una volta alla settimana.
Le sessioni si effettuano sia nel centro dove lavora lo psicologo dello sport, sia sul campo ove si allena l'atleta o la squadra, quando possibile.
Inizialmente si istruisce i presenti con una approfondita parte teorica in cui si affrontano temi di natura psichica quali: la motivazione, l'autostima, il senso di autoefficacia, la pianificazione degli obiettivi (a breve e a lungo termine), la concentrazione, i fattori di distrazione, l'ansia pre-gara, lo stress, la relazione atleta-allenatore, la relazione coi genitori (quando l'atleta è molto giovane).
Alla fine di ogni sessione viene proposta la conduzione di momenti di rilassamento progressivo e di visualizzazione preparati esclusivamente per lo sport in questione.

Successivamente si comincia ciò che viene definito Mental Training e si affrontano argomenti come il Self-talk (o dialogo interno), la leadership dell'allenatore o tra i compagni di squadra, la motivazione allo sport e l'autostima (si impareranno le strategie per migliorare la propria autovalutazione), il concetto di gruppo e i fattori importanti nello sport di squadra. L'atleta imparerà a gestire l'energia psico-fisica e a gestire l'arousal (stato di attivazione psicofisiologica), verranno approfonditi i compiti per mantenere l'attenzione (che può essere di diversi tipi a seconda dello sport).
E per concludere si affronterà la tecnica del "Five step" di Singer e si traccerà il profilo emozionale dell'atleta.

lunedì 25 luglio 2011

OMEOPATIA, I MESSAGGI DELL'ACQUA. Dai fisici italiani al giapponese Masaru Emoto.

Ho letto un articolo molto interessante su una rivista che seguo da qualche tempo ("Terra Nuova") ed ho pensato che sarebbe stato interessante scriverlo nel blog perchè conferma i principi dell'omeopatia, terapia in cui credo e che seguo personalmente.

L'articolo del periodico inizia elogiando due fisici italiani, tali Emilio Del Giudice e Giuseppe Vitiello, che confermano la capacitèa dell'acqua di trattenere e propagare informazioni. I due scienziati hanno studiato il fenomeno attraverso le onde elettromagnetiche di un campo magnetico generato artificialmente, che sarebbe in grado di far propagare i segnali di una provetta contenente materiale genetico verso una contenente acqua pura (ove il contenuto di entrambe le provette viene filtrato e diluito a diversi livelli).

Lo stesso Talete, filosofo del VII-Vi secolo a.C., considera l'acqua, seppur appartenente al mondo materiale sensibile, un principio di identificazione del reale, elemento permanente di cui tutte le cose (viventi) sono costituite.

Anche noi oggi possiamo affermare che gli esseri viventi sono costituita per la maggior parte da acqua. Ed il medico francese Jacques Benveniste già 20 anni fa dimostrò che l'acqua poteva conservare la memoria di ciò che vi era stato disciolto e di trasmettere il contenuto di tale memoria ad un ricevitore che potesse entrare in risonanza con essa.

Questi i tentativi per una spiegazione scientifica e coerente dell'omeopatia.
"Viene, pertanto, rivelato il significato e l'efficacia delle alte diluizioni omeopatiche le quali, anche dopo la dissoluzione della materia, delimitata dal numero di Avogadro, emettono precise onde elettromagnetiche che l'acqua conserva e trasmette e che sono identificabili e misurabili", aggiunge il Dott. Paolo Giordo, omeopata che da anni si occupa anche della storia della medicina.

Sconcertante sono le immagini tratte dal libro "I messaggidall'acqua" di Masaru Emoto,scienziato e ricercatore giapponese, che ha fotografato al microscopio i cristalli di acqua congelata, che ha messo a contatto con le vibrazioni della musica, di parole scritte, dette e (persino) pensate. Tali cristalli entrando in contatto con tali mutazioni mutano di struttura, inviando dei messaggi.

Qui travate le immagini, dateci un'occhita:

http://www.disinformazione.it/water.htm

alcune delle immagini:

"Canzone di addio" di Chopin




"Aria per la 4a corda" di Bach




"Sinfonia n° 40 in Sol Minore" di Mozart



Musica Heavy Metal





Parola scritta: Amore/Apprezzamento




Parola scritta: "Mi hai stufato, Io ti ucciderò"






e poi provate a riflettere e a rispondervi..

Quale strana forma hanno in questo momento le molecole d'acqua che compongono il vostro corpo?

Solitamente cercate di entrare in contatto quotidianamente con vibrazioni (pensieri, emozioni, parole e persone) positive?

Nulla è lasciato al caso.
Buona riflessione.

lunedì 13 giugno 2011

WORKSHOP GRATUITO. COME GESTIRE L'ANSIA ATTRAVERSO LE TECNICHE DI RILASSAMENTO.

Workshop gratuito in cui presenterò sintomi, cause e vissuti del disturbo d'ansia ed alcune tecniche di rilassamento.

Presso l'associazione Oltrecielo, via Acquanegra 3 Pavia (Borgo Ticino).

È gradita la prenotazione con mail: e.vlacos@gmail.com o per telefono (anche con sms) al 340 7998509.

sabato 11 giugno 2011

COME GESTIRE L'ANSIA ATTRAVERSO LE TECNICHE DI RILASSAMENTO.

Nell’uomo lo stress protratto e ripetuto genera ansia.
In molti casi quindi l’ansia arriva all’osservazione del terapeuta come una risposta emozionale eccessiva rispetto all’entità reale degli stimoli a cui l’individuo è sottoposto. Uno stato disturbante e fonte di sofferenza.
L’ansia è una condizione emozionale particolare caratterizzata da uno stato di apprensione, disagio, aumento della tensione fisica e psichica, preoccupazione,stato di attesa, senso di anticipazione del pericolo, senso di paura e ridotto senso di controllo da parte del soggetto.
I sintomi fisici e psichici sono molto personali e possono essere d’intensità variabile da caso a caso.
Tipiche manifestazioni psichiche sono:
Apprensione, senso del pericolo, tensione, paura immotivata, irrequietezza motoria, crisi di panico o intensa affaticabilità fisica e psichica, tendenza alla distrazione, difficoltà alla concentrazione, insonnia.
Tipiche manifstazioni fisiche (detti psicosomatici):
Aritmie, aumento della frequenza cardiaca, aumento della frequenza respiratoria, aumento della pressione arteriosa.

Se ci soffermiamo su questi ultimi sintomi psicosomatici, a cosa possiamo pensare?
Pensate per esempio ad una aggressione fisica da parte di uno sconosciuto. Che cosa accade nel corpo di chi sta ricevendo un’aggressione? Esattamente quei cambiamenti fisiologici che sono anche le manifestazioni dell’ansia.
Ecco quindi che il corpo si prepara ad un’aggressione ed aumentando il battito cardiaco, la respirazione, la pressione arteriosa (e quindi piu ossigeno ai nostri muscoli) , il corpo si prepara ad un’ipotetica fuga o risposta all’aggressione.

L’ansia si presenta spesso nelle persone normali per motivi più o meno giustificati, e appare controllabile: l’ansia patologica si riferisce ad espressioni di durata ed intensità del tutto sproporzionale ai motivi addotti. In genere essa è reattiva: ovvero legata a qualche avvenimento esterno e soprattutto a situazioni conflittuali.
Mentra la paura e lo stress sono legati ad eventi che si verificano oggettivamente.

Esistono due tipi di stress: eustrss (stress buono) e distress (stress cattivo). Dallo stress buono possiamo dire che in certi eventi si crea uno stato d'ansia preparatorio che ci permette di arrivare ad un livello di attivazione ottimale per portare a compimento l'obiettivo che ci siamo posti. I momenti duri è quando si passa da uno stress buono ad uno cattivo (distress) che crea una situazione di malessere, di disagio e di blocco, durante il quale la persona ha difficoltà a sfolgere qualsiasi attività, sebbene lo desideri.

È stata sottolineata l’importanza del sistema nervoso simpatico a livello cardiovascolare durante lo stato d’ansia.
Il sistema nervoso simpatico (detto anche ortosimpatico per contrapporlo al parasimpatico) costituisce una parte del sistema nervoso autonomo.

I neurotrasmettitori del sistema simpatico sono noradrenalina e adrenalina, ecco perché il termine adrenergico è usato per riferirsi al sistema nervoso simpatico.
Sono proprio quei neuro trasmettitori che circolano quando proviamo uno stato di allerta e di paura, con la sola differenza che durante uno stato d'ansia l'attivazione si protrae a lungo, generando un'esaurimento delle forze fisiche e psichiche.

ALTERAZIONI FISIOLOGICHE NELLA REAZIONE D’ANSIA:

- Aumento della tensione muscolare generale e/o distrettuale;
- Aumento della frequenza cardiaca;
- Possibili aritmie;
- Aumento della pressione artreiosa sistolica;
- Vasocostrizione periferica;
- Diminuzione della temperatura cutanea;
- Aumento della frequenza e irregolarità respiratorie;
- Modifica della secrezione e motilità gastrointestinale;
- Dilatazione pupillare;
- Aumento della sudorazione;
- Aumento dei riflessi osteotendinei;
- Aumento del consumo d’ossigeno (sensazione di mancanza d’aria);
- Aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina (sistema simpatico);
- Aumento di livelli ormonali di acetilcolina e di cortisolo (ormoni dello stress, ghiandola surrenale);
- Aumento dell’ormone GH somatotropo;
- Aumento di prolatina;
- Aumento di ormoni tiroidei

DISTURBI DI ORGANI ED APPARATI ASSOCIATI ALL’ANSIA:

Apparato cariovascolare: sindrome vasovagale (vertigini, lipotimia) tachicardia, palpitazioni,aritmie;
Apparato gastrointestinale: anoressia, vomito, dolori crampiformi addominali, diarrea, stipsi, aerofagia, gastrite, ulcera peptica, colon irritabile
Apparato urogenitale: disturbi mestruali, difficoltà nella minzione, pollacchiuria, ritenzione (nei maschi)
Apparato muscolare: dolore secondario ad aumentato tono muscolare (dolori crampiformi), cefalea temporale o occipitale o muscolotensiva, lombalgie, mialgie nei vari distretti muscolari, affaticamento, tremori
Apparato respiratorio: sindrome da iperventilazione, broncospasmo, asma, dispnea
Apparato cutaneo: orticaria, prurito
Apparato neuropsichico: astenia, vertigini, cefalea (muscolotensiva, emicrania), ansia, depressione (e perdita di autostima), insonnia, anoressia, bulimia, sindrome del burn out professionale.

..LE TECNICHE DI RILASSAMENTO

Le terapie di rilassamento riducono le modificazioni sui vari organi e apparati, indotte nella reazine d’ansia e ristabiliscono l’equilibrio fisico e mentale della persona.

Il rilassamento può essere definito come l’opposto all’attivazione; non è necessariamente uno stato di riposo, ma di normalizazione delle funzioni vitali

Reazioni fisiologiche al rilassamento:
- Rallentamento della frequenza respiratoria;
- Riduzione del consumo d’ossigeno;
- Rallentamento e normalizzazione della frequenaza cardiaca;
- Normalizzazione della pressione arteriosa;
- Normalizzazione del diametro pupillare;
- Normalizzazione della sudorazione;
- Diminuzione e normalizzazione del tono della muscolatura scheletrica;
- Normalizzazione della funzione degli organi e apparati;
- Normalizzazione della secrezione ormonale;
- Stato di benessere fisico e psicofisico

Consiste in un abbassamento generale dell’intensità di ecitazione dell’organismo.

Le complesse reazioni fisiologiche che avvengono durante lo stato di rilassamento non devono essere confuse con quelle del sonno. Il rilassamento produce una riduzione e una regolazione dell’attivazione di numerose funzioni dell’organismo.

Reazioni psicologiche del rilassamento:
- Sensazione di tranquillità e benessere;
- Autocontrollo di fronte a stimoli stressanti interni ed esterni;
- Controllo delle emozioni;
- Equilibrio psiofisico;
- Attivazione di funzioni mentali quali attenzione e concentrazione.

Consente di mantenere un equilibrio nell’interazione delle funzioni fisiologiche.

Questo miglioramento non è fine a se stess, ma pone l’uomo in prima persona di fronte alla concretezza e al significato dei propri vissuti, alla propria realtà individuale, al proprio essere nelle relazioni interpersonali, portandolo ad una apertura che gli permette di ampliare il proprio orizzonte personale.
Un bagaglio prezioso per tutta la vita.

ESERCIZIO 1: RESPIRAZIONE CONTROLLATA

Chiudi gli occhi;
Fai un respiro profondo, contando mentalmente e lentamente fino a tre;
Spingi l'aria inspirata verso la pancia, e via via sempre più su fino a riempire completamente i polmoni;
Trattieni il respiro per circa tre secondi;
Non avere fretta, prenditi il tuo tempo;
Espira lentamente contando fino a cinque;
Non forzare eccessivamente il respiro, ma mantienilo fluido e regolare;
Ripeti l'operazione;
Concentra l'attenzione su quel punto della pancia che si alza e seguilo su fino al torace;
Utilizza il naso per inspirare, la bocca per espirare;
Mentre espiri cerca di liberare la mente da problemi e preoccupazioni;
Fai scorrere via i pensieri insieme all'aria che esce dal tuo corpo;
Mantieniti calmo e rilassato;
Concentrati sulla respirazione e prova a ripetere l'esercizio per dieci minuti;
Se ti concentri sulle fasi della respirazione non verrai assalito da pensieri spiacevoli.

RILASSAMENTO PROGRESSIVO DI JACOBSON

Storia.
Edmund Jacobson è il creatore del metodo di rilassamento meglio conosciuto come Rilassamento progressivo di Jacobson.
Ai principi del 20´secolo inventò un metodo per rilassarsi la cui finaità era provocare una tranquillità mentale e sopprimere progressivamente la tensione muscolare.
Secondo Jacobson imparando a tendere e a rilassare gruppi di muscoli, una persona può eliminare quasi completamente, le contrazioni muscolari e sperimentare un rilassamento profondo.

Nel 1938 termina i suoi studi sulle tecniche di rilassamento. Tuttavia la quantità di ore proposte da Jacombson per l’applicazione della tecnica erano tantissime (fino a 9 ore al giorno). Così Joseph Wolpe (uno psichiatra sudafricano-statunitense) adattò la tecnica ad una modalità di svolgimento della durata di 20 minuti, da ripetere 2 volte al giorno.
Il procedimento di Wolpe era simile a quello di Jacobson.

TECNICA.
Questa tecnica ci insegnerà a differenziare chiaramente cosa è tensione e cosa è rilassamento. Quindi ci insegnerà come noi stessi possiamo controllare la nostra tensione.
La persona tende sempre ad autoesplorare le sue sensazioni e a dare ad esse un sinificato. Quando si pone in relazione le sensazioni alla paura, allora si allarma e potrebbero apparire stati di ansia.
E paradossalmente la propria sensazione di rilassamento potrebbe infastidire la persona che ne fa esperienza per non riconoscerla come qualcosa a cui è abituata.

Non significa che dopo l’apprendimento di queste tecniche non si ritorni a provare stati di ansia nella loro vita (cosa impossibile anche in una persona “sana”), ma probabilmente ci si potrà abituare all’ansia e si potrà imparare a non temerla come qualcosa di orribile, come se fosse un sintomo precursore di un infarto, la perdita di conoscenza, pazzia o qualcosa di simile.
Con la pratica e il tempo gli stati d’ansia smetteranno di essere un problema e la sua apparizione sarà ogni volta meno intensa e frequente nel tempo.

Dovremmo praticare questo esercizio 2 volte al giorno prima di
affrontare una situazione stressante perchè ci potrà aiutare a mantenere un livello basso di ansia e a perdere paura in certe situazioni.

Il rilassamento per chi volesse provarlo lo trova su qualsiasi sito internet, basta cercare in google. Io qui mi limito solo a presentarlo.

Invece chi volesse sperimentarlo con me, posso condurlo sia in sessioni individuali che di gruppo.

Bibliografia: "Mental training nello sport" di Maria Paola Brugnoli

martedì 24 maggio 2011

DIBATTITO APERTO. Sulla professione e formazione del counselor. Obiettivo: diffondere informazione.

Mi sono stupita di quando, poco tempo fa, navigando nel web, mi sono imbattuta in un corso di counselig che si sarebbe svolto nell'arco di un week end.
Nella presentazione di tale corso si precisava che l'allievo avrebbe ricevuto al termine un attestato di partecipazione (e fin qui niente di male) e specificava che avrebbe appreso "tutte" le conoscenze necessarie per cominciare privatamente il lavoro di counselor.
Che orrore!
È un po`come la storia dei dentisti, 10 anni fa, quando hanno denunciato non so quanti ciarlatani senza titolo che esercitavano come odontoiatri.
Il punto è che dal dentista bene o male ci si deve andare, mentre per rivolgersi a chi esercita la professione di counselor, psicologo o psicoterapeuta, si deve essere ben disposti alla crescita personale perchè si deve essere pronti a potersi mettere in discussione.
La presenza di professionisti che non sono adeguatamente formati mette in crisi la nostra professione, perchè se un privato si dovesse imbattere in qualcuno che espone un titolo (creando aspettative e false illusioni) e non risponde alla richiesta di aiuto che gli viene portata, il risultato è l'aumento della mancanza di fiducia verso chi esercita questa professione.
Da qualche mese si sta mettendo in dubbio la formazione dei counselor, soprattutto quelli che vengono formati da scuole che impartiscono corsi di psicoterapia, nonostante siano corsi che prevedano 3 anni di formazione in aula più un imponente numero di ore di tirocinio.
E allora che capacità di esistere ha quel corso di un week end che citavo all'inizio del post?
Non voglio entrare nel merito per criticare, giudicare o giustificare.
Mi piacerebbe solo che chi si occupa di questo tema, si occupasse della serietà degli enti e non solo di mettere regole e norme (che agli italiani piace tanto..e poi rendono poco).
Io oltre che professionista, sono ancora in formazione (e credo che lo sarò finchè sarò capace di intendere e di volere), e considero la formazione un elemento importante soprattutto nella mia professione.
Counselor, psicologo e psicoterapeuta sono tre figure totalmente distinte l'una dall'altra, ma la vera differenza non la fa solo il percorso di studi, ma il professionista, in quanto individuo con una propria capacità di giudizio.
È un po' come l'odontotecnico che non può fare il dentista (rifacendomi al paragone fatto poco fa).
E quindi oltre alla capacità di giudizio ci si deve rendere consapevoli di quali mezzi e quali strumenti si possono mettere a disposizione per chi ci chiede aiuto e sostegno.
Queste tre professioni sono definite come relazioni d'aiuto, ed alla base di ogni relazione (in questo caso cliente-counselor o paziente-terapeuta) vige la fiducia.
Non ci può essere nessuna relazione sana senza la fiducia del cliente (o paziente) verso di noi, e viceversa.
Ciò significa che chi esercita la professione deve essere in grado di sapere quello che può fare attraverso un sano senso di responsabilità e di etica professionale.
La professione di counselor, che viene insegnata dalle scuole che impartiscono corsi di counseling, non è regolata in Italia, ma esiste in Europa e nel mondo. Uno dei padri fondatori del counseling è Carl Rogers (psicologo statunitense) e la professione è regolata tanto negli Stati Uniti come in Inghilterra.
Forse è proprio la mancanza di fiducia che l'albo degli psicologi dà ai counselor ad alimentare questo vortice di menzogne, di false illusioni e di ciarlatani ??

Lascio la discussione aperta, perchè per i BIG e i miei maestri è ancora aperta.
Fa sempre piacere poter leggere un vostro commento.
Aspetto le vostre idee.

domenica 9 gennaio 2011

ENCEFALITE POST-VACCINICA

Qualche giorno fa al lavoro sono venuta a conoscenza di una paziente anziana ricoverata per tetraparesi dovuta a encefalite post-vaccinica.. nell'anamnesi non si indicava nient'altro.
Mi sono incuriosita dall'attributo "post-vaccinica" e mi sono messa un po' a curiosare..
Ebbene dalle prime ricerche, come potrete comprovare voi stessi utilizzando un qualsiasi motore di ricerca, l'encefalite post-vaccinica è una delle patologie post-vacciniche riconosciute dal Ministero della Sanità che ne garantisce l'indennizzo.
Approfondendo l'argomento, questa patologia nei paesi industrializzati, riguarda soprattutto quadri clinici che fanno seguito alle seguenti vaccinazioni: antipolio di Sabin, l’antimorbillosa, l’antipertosse, ecc.. Nei bambini l'incidenza di encefalite post-vaccinica risulta incrementata da patologie neurologiche sottese,come le encefalopatie ipossiche da sofferenza fetale o perinatale.
Inoltre viene specificato l'alto rischio che i bambini (ma anche anziani e adulti) corrono quando gli vengono loro somministrati vaccini con virus vivi attenuati di tipo neurotropo, che possono essere responsabili dell’insorgenza di una grave encefalopatia epilettogena, quale la sindrome di West secondaria In realtà, dal 1960 ad oggi i casi di Sindrome di West sono divenuti sempre più frequenti, non solo per la migliore conoscenza della malattia, ma anche per l’intervento di altri fattori patogenetici, quali la diffusione della vaccinazione antipolio.

Mi sono inbattuta in un forum di un sito "noimamme.it" dove una madre esprimeva le sue preoccupazioni verso la figlia per doverle somministrare il vaccino Morbillo-Parotite-Rosolia, in speranza che una pediatra coscienziosa le rispondesse..
La risposta della pediatra è stata quella favorevole alla vaccinazione del figlio, sebbene al momento della somministrazione bisognerebbe attuare alcune pratiche di sicurezza: restare nelle vicinanze del laboratorio che dispensa vaccini almeno 3/4 d'ora, perchè in presenza di reazioni secondarie al vaccino, il laboratorio sarebbe sicuramente attrazzato per far fronte alla situazione (pericolosa).
Inoltre consiglia di fare un vaccino alla volta, facendo passare anche un mese tra un vaccino e l'altro, perchè in questo modo sarebbe più facile individuare quale vaccino possa aver causato gli effetti secondari nel bambino.

Ma morbillo, parotite e rosolia non sono per caso quelle malattie che fanno parte delle malattie dei bambini? Almeno, questo era quello che si diceva quando io ero bambina, e quando le industrie farmaceutiche ancora non avevano commercializzato i loro prodotti. Mia nonna mi ha raccontato come suo padre le disinfettò una ferita fatta da bambina come rimedio anti-tetanica; eppure lei il tetano non l'ha mai avuto.

Un altro quesito che mi viene in mente è quello di sapere in che modo possiamo dare la possibilità al corpo di un bambino molto piccolo di crearsi gli anticorpi se gli si introducono agenti estranei nel suo corpo per proteggerlo da qualsiasi forma di infezione.. Basta pensare che in Spagna, se i neo-genitori, che sono in ospedale dopo il parto, non dicono nulla ai medici, il pediatra somministra al cucciolo di 2 giorni un bel vaccino di anti-epatite B (malattia che si contrae attraverso scambi di fluidi corporei come sangue,mucose genitali,placenta tra madre e feto). Tirate voi le conclusioni.

Di pareri c'è ne sono molti.. e anche discordanti.. chissà cosa ne pensate voi che state leggendo.. chissà se sono temi che vi toccano da vicino e quali idee e convinzioni vi state facendo.. spero comunque di aver suscitato un po' di curiosità almeno in coloro che ancora non sono molto informati-aggiornati.

Quello che veramente mi tocca è come hanno fatto i nostri nonni ad arrivare alla loro bella età e come noi oggi siamo invasi da un proliferarsi di malattie e patologie dure da sconfiggere e dall'insorgenza precoce (spesso).

Per informazioni: http://www.comilva.org/default.asp

da:
http://www.noimamme.it/20080305966/Scrivi-alla-Pediatra/Vaccino-Morbillo-Parotite-Rosolia.htm
http://www.vivereconlys.it/sind_west.htm
Da associazione italiana psichiatri: http://www.aipsimed.org/node/2556